Arte, cultura e tradizioni

Gli oggetti d'arte nella chiesa della Beata Vergine del Carmelo di Bosa

Un emblema dello stile barocco piemontese che in Sardegna ha trovato terreno fertile per diffondersi; una bellezza senza tempo frutto della devozione popolare della sua comunità; una storia ancora oggi preziosa

La chiesa della Beata Vergine del Carmelo di Bosa si presenta, oggi, in tutto il suo splendore che l’ha portata, nel corso del Settecento, a essere il nuovo punto di riferimento per la devozione Mariana: l’edificio, infatti, sin dalla sua facciata esterna presenta tutto il gusto costruttivo sardo, ma proposto con lo stile del barocchetto piemontese che, a differenza del vicino convento, irrompe nella simmetria tagliando la linearità dello spazio qui già esistente.

La facciata della chiesa si presenta suddivisa in tre ordini decrescenti, simmetricamente scanditi da lesene e capitelli che hanno il compito decorativo di disegnare geometricamente lo spazio, conferendo al complesso un forte senso di ascensione verso l’alto.

A dominare la scena il grande portale centinato d’accesso che, perfettamente centrale rispetto al complesso, è sormontato da una ricca decorazione con al centro lo stemma dell’ordine che qui vi risiedeva: internamente la chiesa è a una sola navata centrale (con volta a botte), dove si aprono alcune cappelle laterali.

A farla da padrone è l’altare maggiore, monumentale, riccamente decorato, in perfetto stile barocco, databile al 1791: qui marmi policromi e stucchi contribuiscono a rendere scenografica e di forte impatto tutta l’opera, focalizzando l’attenzione sul cuore pulsante della cristianità, lì dove il ‘miracolo’ accadrà.

Di rilevante interesse sono anche gli arredi lignei, in stile barocco, di cui la chiesa è dotata: è possibile, infatti, trovarvi un pulpito decorato in oro, tavole d’altare (ancone) che decorano le cappelle laterali, una pregevole bussola d’accesso alla chiesa e un grande organo (posto nella tribuna in controfacciata), unico in tutta la Sardegna ad essere stato realizzato dal lombardo Carlo Giuliani attorno al 1844.

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